Una recente pronuncia della Corte d’Appello di Genova – seguita da altra, ancor più vicina nel tempo, della Corte di Venezia, si attendono le motivazioni di entrambe – ha dovuto interpretare l’ambito di operatività dell’art. 11 comma 2 della L. 29 gennaio 1986 n. 25, secondo cui “Il canone annuo che le rivendite di stazione corrispondono all’Ente delle ferrovie dello Stato è determinato, dal 1 gennaio 1985, nella misura massima dei quindici per cento del reddito a tabacchi conseguito dall’esercizio nell’anno finanziario precedente, al netto dell’imposta di concessione governativa”.
Problema – apparentemente – di nicchia, ma dalle ampie ricadute economiche; perché la regola è operativa per tutte le tabaccherie situate all’interno delle stazioni ferroviarie italiane.
Quel tetto ai canoni di locazione deve intendersi riferito all’intero ammontare degli utili ricavati in quel punto vendita, ovvero soltanto a quelli derivanti dai generi di monopolio?
Su questo punto, Genova conferma la decisione di primo grado, Venezia, invece, ribalta la sentenza di Verona; entrambe ritenendo quel limite diretto solo ai ricavi dei tabacchi.
Le ragioni a sostegno di questa lettura sono, in realtà, molteplici; al di là della previsione letterale della norma. In estrema sintesi, e tenendo conto delle ampliate possibilità di vendita, derivano dalla, spesso ormai, ben inferiore percentuale di questi ultimi introiti – per i quali già i rivenditori devono corrispondere un aggio alla Stato (donde la ratio di quel limite) – rispetto a quelli che derivano, invece, dalla cessione ai clienti di tutta l’ulteriore merce (articoli per fumatori, cartoleria e piccola cancelleria, pastigliaggi, prodotti per l’igiene e la cura della persona, piccola pelletteria, gadget e souvenir) che è possibile vendere al pubblico.
Tra l’altro, rispetto agli altri esercizi – interni alle stazioni o anche nelle loro immediate vicinanze – un tetto generalizzato penalizzerebbe la concorrenza, in danno di quei conduttori che possono cedere a terzi unicamente gli altri generi, restando però soggetti a canoni sempre allineati con il mercato.